Rovistando tra i paesaggi del sassarese alla scoperta del passato: Monte Baranta e Monte D’Accoddi

Quando si parla di archeologia della Sardegna si pensa subito ai nuraghi. La maggior parte di noi ne ha almeno sentito parlare, molti ne hanno visitato almeno uno nella vita. Oggi però vi racconto di due monumenti che con i nuraghi non hanno niente a che vedere ma che sono estremamente interessanti e belli. Per farlo ci spostiamo nel Nord dell’isola, nel sassarese, e cominciamo il nostro viaggio nei territori di Olmedo.

Qui si trova Monte Baranta, un complesso megalitico composto da due parti:

– una muraglia rettilinea, lunga 97m, che racchiude un gruppo di capanne quadrangolari, pluricellulari, in alcuni casi absidate; 

– un recinto-torre, alto 9m e con pareti spesse dai 4,15 m ai 6,50 m., con due ingressi a corridoio. All’interno una scala ricavata nel muro conduce a un cammino di ronda, presente su un piccolo tratto.

I primi studiosi ad averlo individuato hanno subito pensato si trattasse di un protonuraghe, una versione arcaica dei nostri nuraghi a tholos. Dovremo attendere le indagini e gli scavi di Alberto Moravetti per scoprire che si tratta di un complesso costruito nell’età del Rame, durante la cultura di Monte Claro (2500-2200 a.C. circa). 

Ci spostiamo a Ottava, frazione di Sassari dove incontriamo il santuario di Monte D’Accoddi, un unicum in Sardegna. La sua forma ha dato il via a molte teorie e leggende poiché simile a uno ziqqurat mesopotamico. Si tratta di un monumento legato al sacro, al religioso, che ha conosciuto due fasi costruttive: la prima risalente al Neolitico finale, durante la cultura di Ozieri (3900-3600 a.C. circa), in cui fu edificato il cosiddetto tempio rosso; la seconda della successiva età del Rame, fase sub-Ozieri (3600-2900 a.C. circa), fu realizzato il secondo santuario, che ingloba il precedente e che utilizza gli stessi elementi stilistici, tralasciando l’estetica a favore della monumentalità.

Ercole Contu avviò gli scavi nei primi anni ‘50 del secolo scorso, mettendo in luce il perimetro e le strutture del santuario. Si deve però attendere ancora un ventennio per gli scavi dell’interno del monumento. Sarà Santo Tinè ha trovare le tracce di un edificio più antico, del tutto simile all’altro ma di dimensioni inferiori. Sulla sommità della terrazza antica era presente il sacello del tempio, un vano rettangolare preceduto da un piccolo portico, in origine sorretto da pali lignei, così come il tetto a doppio spiovente. Le pareti di tutto l’edificio e il pavimento del sacello erano rivestiti di intonaco rosso (da qui il nome di tempio rosso). Gli scavi documentarono la distruzione del primo santuario a causa di un incendio.

Dopo l’incendio che distrusse il tempio rosso, fu costruito un nuovo sacello, una nuova piramide tronca e si ampliò la rampa di accesso.

Il santuario dopo la ricostruzione

  • Struttura a pianta rettangolare (37.50 x 30.50m), costituita da un ammasso di pietre e terra racchiuso da murature, il quale conferisce la forma di piramide tronca. 
  • Una rampa inclinata (lunga 41,50m e larga da 7 a 13,50m) conduce alla sommità. 
  • Sul lato orientale della rampa è presente una tavola di pietra con sette fori passanti, poggiata su sostegni litici, al di sopra una cavità della roccia. Questa è stata interpretata come ara per sacrifici.
  • Presente una più piccola tavola e un omphalòs (masso rotondo) sulla cui superficie sono presenti piccole coppelle.
  • Presenti nell’area anche edifici a pianta rettangolare a carattere cultuale.
  • Il santuario è circondato da un insediamento abitativo, ascrivibile alla fase di San Ciriaco.

Quale fosse la funzione dei due siti e quali le caratteristiche delle genti che li costruirono ve lo spiegheremo domenica 10 novembre in occasione dell’uscita archeologica nel sassarese. Sono ancora aperte le prenotazioni!

Isabella Atzeni

Immagini dal Mondo

Oggi raccontiamo il progetto di una giovane fotografa pubblicato a settembre dal New York Times. Lei è Mary F. Calvert, da anni condivide attraverso la fotografia reportage che parlano di diritti umani e questioni di genere riguardanti il mondo. Lo fa in un modo delicato e pungente allo stesso tempo, con misura e senza mai esagerare ma facendo trasparire tutti i sentimenti del soggetto fotografato e dell’occhio che ha impresso quella storia. 

Leggi tutto “Immagini dal Mondo”

5 COSE DA NON PERDERE A CAGLIARI

Cagliari, una capitale del Mediterraneo a misura d’uomo. 

Vivere la città è il modo migliore per conoscerla, perché visitarla e basta non è mai sufficiente. Ecco perché scegliere di infilarsi nelle viuzze fuori dal circuito più turistico o fermarsi a parlare con gli abitanti di quel luogo sono alcune delle cose che contribuiscono a vivere un’esperienza diversa nel posto che stiamo visitando. Oggi cercherò di suggerirvi 5 attività da non perdere in città, 5 cose da fare che lasceranno un segno al vostro passaggio a Cagliari. 

Leggi tutto “5 COSE DA NON PERDERE A CAGLIARI”

Verso la transizione energetica. Le fonti inesauribili e rinnovabili

“Occorre rendersi conto che la fobia verso i migranti e l’inganno della crescita a spese della natura non servono ad altro che a distrarre l’opinione pubblica, per mantenere immutate le disuguaglianze sociali anche a fronte della sfida del clima. Una sfida di primaria importanza che richiede due impegni cogenti: lasciare sottoterra i combustibili fossili e garantire i diritti umani e sociali nella transizione energetica. Sono queste le autentiche ipoteche per la civiltà a venire e non si riscuoteranno senza conflitti, per cui ogni individuo, ogni soggetto, ogni associazione, ogni organizzazione di interessi o di valori sarà tenuta a contrapporre una visione strategica all’interesse a breve, come è sempre avvenuto nelle fasi di profonda trasformazione” (Mario Agostinelli).

Leggi tutto “Verso la transizione energetica. Le fonti inesauribili e rinnovabili”