Covid-19: l’aria cambia, le persone no

Esiste un rapporto fra la pandemia in atto e la progressiva distruzione dell’ambiente? Sì, secondo il WWF, e non solo. Di seguito il Rapporto del WWF sul tema:

https://www.osservatorioartico.it/pandemie-e-ambiente-il-rapporto-del-wwf/?fbclid=IwAR3q3xBqoWBFWO1u8a814ja9gNZfdgurVT26bJdwKqCA-ii8y2K1YIFR_wo

I dati raccolti dall’AEA, l’Agenzia europea che si occupa del monitoraggio dello stato dell’ambiente, grazie a oltre 4.000 stazioni di misurazione dell’inquinamento atmosferico presenti nelle maggiori città, ci dicono che in questo periodo, dove il traffico è stato drasticamente ridotto a causa delle misure di contenimento per arginare la diffusione del Covid-19, l’inquinamento atmosferico è calato, soprattutto nelle grandi città.

Qualità dell’aria durante l’emergenza coronavirus

Che impatto avrà l’emergenza Coronavirus sulle dimensioni dello sviluppo sostenibile? Quali sono i Goal dell’Agenda 2030 su cui questa crisi si abbatte maggiormente? Quali sono gli effetti sugli indicatori che misurano la sostenibilità del Paese? L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) ha risposto a queste domande.
L’impatto della crisi sullo sviluppo sostenibile nell’analisi dell’Asvis

Fridays For Future Italia scrive:
I Paesi si fermano, le industrie vengono bloccate, i voli vengono cancellati. A prima vista sembrerebbe che la crisi sanitaria del Covid-19, costringendo gli esseri umani a fermarsi, stia anche consentendo alla Terra di respirare.

Le emissioni di gas climalteranti sono infatti direttamente connesse alle attività produttive umane e ai trasporti. In Cina, per esempio, si è verificato un calo del 25% delle emissioni di CO2 nel periodo febbraio-marzo 2020, rispetto allo stesso arco di tempo nel 2019. La conseguenza? Si stima che ci saranno circa 50.000 decessi in meno per inquinamento atmosferico.

Il rallentamento drastico, improvviso e di dimensioni globali che hanno subito il settore produttivo e quello dei trasporti porterà, oltre ad una riduzione delle emissioni, ad una crisi finanziaria e al crollo del PIL globale. Nel peggiore degli scenari presi in esame dall’Ocse (ad oggi in ulteriore peggioramento), nel 2020 il PIL potrebbe scendere dal 3 all’1,5%, generando anche una riduzione complessiva delle emissioni di anidride carbonica dell’1,2% rispetto al 2019, come calcolato dal Center for International Climate and Environment Research.

E quanto agli effetti a lungo termine? Purtroppo si prospettano decisamente negativi: tutte le crisi economiche avvenute negli ultimi decenni hanno sempre comportato un calo delle emissioni per breve tempo, per poi sfociare in un brusco aumento dovuto al rilancio della produzione. Basti pensare alla crisi finanziaria del 2009: la diminuzione del PIL globale dello 0,1% ha comportato dapprima un taglio delle emissioni di CO2 dell’1,2%, ma poi un brusco aumento delle emissioni del 5,1% già nel 2010.

In sostanza, se quando la pandemia sarà finita si dovesse tornare al business-as-usual rilanciando le economie degli Stati con nuove attività ad alto impatto ambientale, è evidente che cancellerebbe immediatamente qualsiasi miglioramento visto in questa fase.

Come ha affermato Faith Birol, direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE): “Non c’è nulla da festeggiare in un probabile declino delle emissioni causato dalla crisi economica, perché in assenza delle giuste politiche e di misure strutturali questo declino non sarà sostenibile.” In altre parole, se il crollo delle emissioni e la riduzione dell’inquinamento atmosferico non sono conseguenze di politiche appositamente mirate a ridurre l’impatto ambientale dell’uomo, gli effetti di una ripresa sbagliata saranno nuovamente devastanti per il clima.

Siamo nel pieno di un’emergenza, quella sanitaria. Ben presto gli Stati saranno messi in ginocchio dalla recessione economica. E intanto l’emergenza climatica continuerà ad avanzare. Ci troviamo però di fronte ad una grande e imprevista opportunità: il mondo si è fermato, ma è evidente che non stesse andando nella giusta direzione. È proprio questo, più che mai, il momento per imboccare la strada della resilienza verso un futuro sostenibile. Quando il Coronavirus sarà solo un brutto ricordo, i politici avranno di fronte due possibilità: tornare ad ignorare l’emergenza climatica come prima, oppure eliminare ogni investimento e sovvenzione ai combustibili fossili adesso, e imboccare la vera transizione trasformativa, una volta per tutte.

La crisi innescata dal coronavirus potrebbe fermare l’energia verde.
Wired: ambiente

Il coronavirus potrebbe non essere una buona notizia per il clima.
Internazionale: coronavirus

E anche in questo periodo, caratterizzato dal Coronavirus, le persone continuano a disperdere oggetti “che non servono più” nell’ambiente. Certe abitudini non cambiano mai. 

Nicola Mura