Economia: facciamola di prossimità e condivisa

Crescita, sviluppo sostenibile, decrescita: sono questi i concetti chiave per un sano sviluppo a livello globale, che abbandoni l’utilizzo dei combustibili fossili non rinnovabili e devastanti per l’ambiente e misurato in termini di PIL e che proceda contemporaneamente con lo sviluppo di un senso di responsabilità individuale e collettiva al fine di praticare una inversione radicale di stili di vita, con la consapevolezza che gli aspetti ambientale, economico e sociale sono interconnessi e che non si può privilegiarne uno a scapito degli altri. Il capitale sociale e culturale e il principio dell’equità sono infatti aspetti altrettanto cruciali del paradigma della sostenibilità.

Condivido un articolo di Elisabetta Forni che si focalizza su:
1. la strategia per lo sviluppo sostenibile della Confederazione Svizzera;
2. le smart cities;
3. le slow cities;
4. i Comuni Virtuosi;
5. le transition towns.

Le emissioni di CO2 e degli altri gas serra che stanno provocando i cambiamenti climatici in atto rappresentano uno dei più gravi fallimenti del mercato con cui abbiamo a che fare: si tratta di un’esternalità negativa, un danno per la collettività che nessuno è chiamato a pagare. Prenderne finalmente atto ci consentirebbe l’occasione giusta per concretizzare una revisione della fiscalità in grado di combattere in modo efficiente ed efficace i cambiamenti climatici, e al contempo liberare risorse per rendere realmente inclusiva la transizione ecologica di cui tutti abbiamo bisogno.

In questo articolo viene riportata la proposta insieme alla “Dichiarazione sul prezzo del carbonio” dell’Associazione europea degli economisti ambientali (Eaere) con la quale si dichiara di volere utilizzare le entrate per sostenere l’innovazione e affrontare gli impatti sociali e distributivi della transizione ecologica. Perché non c’è sostenibilità senza equità.

Quali sono alcune strategie da perseguire?

  1. ECONOMIA CIRCOLARE

Il modello produttivo lineare basato su estrazione, trasformazione, produzione, consumo e scarto è entrato in crisi. I progressi dell’economia circolare in Italia sono forse una delle migliori prove della sensibilità del nostro Paese in tema di sostenibilità ambientale. L’idea di un ciclo economico in grado di rigenerarsi da solo è infatti un paradigma tutt’altro che semplice da spiegare, trasferire e applicare. Ciò nonostante, e in pochi lo sanno, l’Italia è il primo Paese in Europa dove la circolarità dell’economia sta contagiando positivamente consumi, energia, produzione, riutilizzo e innovazione.

www.repubblica.it – Ambiente il futuro del pianeta passa dall’economia circolare

  1. ECONOMIA DI PROSSIMITÀ

Acquistare prodotti a chilometro zero consente di instaurare relazioni funzionali in termini economici; il tradizionale ruolo sociale del piccolo commercio di vicinanza è una forma di economia comunitaria che produce coesione e inclusione.
Acquistando prodotti a chilometro zero si sa da chi si stanno acquistando e si sa come sono stati prodotti. In più sono freschi, appena raccolti, niente maturazioni in celle frigorifere e nessun bisogno di conservanti.
Il modello microeconomico in generale darebbe modo di valorizzare il territorio e di instaurare un contatto diretto tra il cittadino e la propria comunità di appartenenza. Sarebbe l’occasione di valorizzare il ruolo delle piccole imprese agricole che sono il cuore pulsante della nazione: l’economia di prossimità rivitalizza il tessuto economico locale a patto che sappia rinnovarsi in sinergia con le nuove tecnologie digitali riuscendo a rimanere inclusiva.
Il futuro è nelle mani del contadino locale non delle multinazionali.

L’eco-menu di Greenpeace seguendo i 10 consigli per una spesa sostenibile.

Il mercato contadino, un esempio concreto di economia circolare.

In questo articolo dedicato ad alcuni aspetti del sistema economico non approfondirò citando le (tante) innovazioni per l’utilizzo delle fonti rinnovabili a discapito delle fonti fossili; alcuni di questi aspetti sono già stati trattati nel blog Ambientiamoci e comunque verranno sicuramente trattati nei prossimi articoli.
Però c’è un articolo con cui vorrei chiudere questo appuntamento: si focalizza su temi importantissimi come il riuso, il riciclo e la condivisione a fronte dell’ormai disastroso sistema consumistico che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni.
Comprare non è più sostenibile. Per salvare il mondo dobbiamo prendere in prestito.

Nicola Mura

Foto di copertina Steve Cutts.