NOTTE DI STELLE

Si avvicina Perseidi, il 10 agosto… le stelle cadenti. E noi parliamo di melodramma.
E che ci azzecca, direte voi. Ci azzecca ci azzecca.
In una notte di giugno dell’anno 1800 un carcerato, guardando le stelle da Castel Sant’angelo a Roma, rievoca i momenti d’amore con la sua donna, in una notte esattamente come quella, notte in cui “lucevan le stelle”.

Questo carcerato, che nell’opera si chiama Mario Cavaradossi, è l’innamorato di Tosca, colei che dà anche il titolo al celebre melodramma di Giacomo Puccini. Sicuramente “E lucevan le stelle” è l’aria più celebre dell’intera opera. Provate a ricordarla o canticchiarla tra voi durante Perseidi, e se volete farlo in compagnia, non dimenticate di partecipare alla bella manifestazione che ogni anno l’associazione Ardesia organizza nella sera del 10 agosto. 

Una piccola curiosità sulla Tosca. La sua storia, già scritta per il teatro dal francese Sardou, ricalca una storia antica, molto diffusa nella musica popolare: la storia della Cecilia. Una donna per salvare la vita del marito in prigione cede alle brame del capitano che, una volta soddisfatti i suoi desideri, fa comunque uccidere il prigioniero.

La ballata della Cecilia si è diffusa dal Nord al Sud dell’Italia. Di grande interesse lo studio effettuato da Diego Carpitella: “Molti titoli operistici dell’Ottocento rimasero impressi nella memoria popolare per la violenza e per la drammaticità a forti tinte dei personaggi e delle situazioni che narravano. Così la Tosca di Puccini, tratta dal dramma di Victorien Sardou, si riferisce a un avvenimento verificatosi a Tolosa nel secolo XVI. Il connestabile di Montmorency ebbe l’infamia di promettere a una povera donna la grazia del marito se avesse accolto i suoi favori. Ciò avvenuto, si concesse la sadica gioia di mostrarle il marito impiccato sulla piazza. La stessa situazione è all’origine della canzone narrativa nota in Italia come “La bella Cecilia”, il cui argomento può così essere sintetizzato: Cecilia accetta suo malgrado di passare una notte col capitano in cambio della salvezza di suo marito, che è in prigione e sta per essere giustiziato, ma ella sacrifica invano l’onore perché il marito le viene ucciso lo stesso. Ella maledice il capitano e rifiuta qualsiasi altra offerta, di lui o di altri, di rimaritarsi. 

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L’origine della versione italiana è da ricercarsi, secondo lo scrittore e filologo Alessandro D’Ancona, in un fatto verificatosi in Piemonte nel XVI secolo dove la vittima è una dama piemontese e il carnefice un prevosto che però alla fine viene fatto decapitare dal governatore del luogo, al quale la donna si era rivolta.” (Teche Rai).

Se vi capita, nella notte di San Lorenzo, pensate un attimo anche alla povera Cecilia, magari sotto le stelle cadenti, tra amici, con un bicchiere di vino.

Roberto Deiana

Foto di 【中文ID】愚木混株 【ins-ID】cdd20 da Pixabay