Padova in 24 ore: una città da scoprire, una città nella quale ritrovarsi

Mai e poi mai dedicare così poco tempo a una città, soprattutto se si tratta di un luogo che custodisce incredibili testimonianze storiche e paesaggistiche.

Però si sa, quando si viaggia capita spesso di trovarsi con mezze giornate da riempire e di avere poche ore a disposizione per poter visitare un luogo. È così che noi abbiamo scelto di scoprire Padova.

Secondo la leggenda la città fu fondata da Antenore, leggendaria figura che arrivò nel territorio nel 1185 a.C..

Prima Virgilio nell’Eneide, e Tito Livio poi, narrano di come egli fuggì come Enea dalla città di Troia in fiamme portando la famiglia lungo le coste dalmate fino alla foce del Brenta. Da qui risalì il corso fino agli insediamenti degli Euganei dove consultò un oracolo che gli predisse la fondazione di una grande e ricca città. Per capire l’esatta collocazione dell’insediamento nel quale fondare la città avrebbe dovuto scoccare una freccia verso degli uccelli in volo: la città sarebbe dovuta sorgere nel luogo dove fosse caduto l’uccello colpito.

Dopo pochi istanti in città ci si rende conto che Padova è una città misurata ed equilibrata. I luoghi da visitare sono tantissimi e noi, visto il poco tempo a disposizione, abbiamo fatto una scelta ponderata dando priorità a testimonianze che sono indiscutibilmente una marca non tralasciabile della città. Così, dopo una breve passeggiata per le vie verso il centro storico (in modo da percepire meglio le vibrazioni come fossimo dei locali), ci siamo fatti una pausa pranzo veloce in uno dei luoghi stra consigliati su TripAdvisor: la Paninoteca “da Zita”.

Non stiamo parlando di un ristorante stellato, nemmeno di una trattoria tipica ma di una paninoteca che in modo del tutto semplice rende la pausa pranzo un evento unico. Perché? Perché là dentro hai la possibilità di scegliere tra una varietà innumerevole di ingredienti il tuo panino, direttamente dalle pareti del locale nella quale sono attaccati dei post-it con nome e ingredienti. Insomma, una tappa fondamentale per noi che ci ha permesso di consumare un eccellente panino accompagnato da un onesto calice di buon rosso.

Tappa successiva il Museo degli Eremitani, visita obbligata per poi accedere alla Cappella degli Scrovegni. Commissionata da Enrico Scrovegni, ricco usuraio padovano, la cappella fu costruita nell’area che in epoca romana ospitava l’antica arena insieme ad un sontuoso palazzo. Siamo nel XIV secolo e per la decorazione delle pareti venne scelto il miglior frescante dell’epoca: Giotto di Bondone, più semplicemente noto come Giotto (Vicchio 1267 – Firenze 1337 ).

A mio avviso vale la pena una visita in città solo per visitare la cappella. I motivi sono molteplici e non si fermano alla semplice magnificenza del lavoro dell’artista. Innanzitutto l’organizzazione. Infatti, il sito è dotato di un sistema di protezione che prevede il blocco delle visite per 15 minuti, in modo da alleggerire anche il carico di umidità e lo stress microclimatico per gli affreschi. Inoltre, grazie all’ultimo intervento di restauro avvenuto nel 2017, che ha visto l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro collaborare con iGuzzini per la realizzazione di un innovativo sistema di illuminazione che attraverso apparecchi a LED, sensori ambientali e applicazioni software, i sensori rilevano le variazioni della luce naturale al fine di attivare un sistema di luce intelligente capace di adattare la luce artificiale secondo le varie condizioni ambientali. Un sistema pazzesco!

Circa il ciclo pittorico, realizzato tra il 1303 e il 1305, la tematica è biblica ed è composto dalle Storie di Anna e Gioacchino, di Maria, di Gesù, Allegorie dei Vizi e delle Virtù e Il Giudizio Universale. Uno dei cicli pittorici più belli e ricchi di innovazione non solo narrative ma anche tecniche realizzato in ambito medievale. Intanto la spazialità architettonica è notevole, i personaggi non sono semplici attori di un racconto ma prendono le sembianze di esseri umani dotati di un’anima, uno spirito e una coscienza. Questo lo si nota in assoluto in uno dei brani affrescati e che è passato alla storia come la raffigurazione del primo bacio nella storia dell’arte: il bacio tra Anna e Gioacchino. Un intenso momento di tenerezza e affetto, sottolineato dalla carezza di Anna sul viso di Gioacchino e dall’incrocio degli occhi dei due amanti.

Ne usciamo senza dubbio arricchiti e riprendiamo il giro per il centro storico.

A Padova non mancano i palazzi storici, con armoniose architetture dal sapore gotico e medievale e finanche moderno, che bene si integrano con il tessuto storico dei quartieri. Tra le cose da fare, e che noi non abbiamo fatto per questioni di tempo, c’è quella di fermarsi per un aperitivo o un caffè al Pedrocchi. Conosciuto come il caffè senza porte, il Pedrocchi è noto anche per la sua architettura che unisce il neogotico al classicismo ottocentesco: davvero notevole.

Passando per il Palazzo della Ragione, antica sede dei tribunali cittadini di Padova ora parte del Comune (lo si riconosce per il tetto a carena di nave rovesciata), ci dirigiamo verso sud della piazza delle Erbe per poi perderci in un labirinto di strade strette che formano il Ghetto ebraico. Pub, ristoranti, vinerie e negozi d’antiquariato popolano questo intricato quartiere!

Le ultime due tappe sono dedicate alla Basilica di Sant’Antonio da Padova e a una tra le piazze più grandi d’Europa: il prato della Valle. Della piazza possiamo dire che è davvero grande, la sera ha un’illuminazione suggestiva che la rende proprio bella!

La tappa alla Basilica ci ha permesso di vedere dal vivo sia alcune meravigliose opere d’arte che qualche insolita reliquia: la lingua, il mento e il cuoio capelluto del santo. All’arrivo al Santo, così è chiamata la Basilica, nella piazza antistante l’edificio (costruito tra il XIII e il XIV secolo) è presente il celebre monumento equestre al Gattamelata.

Celebre, non solo perché frutto del sapiente ingegno di Donato de Bardi, meglio noto come Donatello, ma soprattutto perché fu il primo monumento equestre di grandi dimensioni fusa dai tempi dell’antichità ed una delle prime opere scultoree dell’epoca moderna svincolate da un’integrazione architettonica che si fonde a tutto tondo con l’ambiente che lo circonda. All’interno della Basilica diverse sono le opere degne di nota ma una su tutte è l’altare maggiore con le sculture di Donatello, demolito da Camillo Boito nel 1895 che ne riorganizza la disposizione delle statue.

Per chiudere la serata, dopo un aperitivo con spritz d’obbligo in piazza della frutta, una cena in uno dei ristoranti del centro storico.

Noi abbiamo scelto la “Gourmetteria”, un locale che ha unito la tradizione al piglio moderno e contemporaneo e lo si nota sia dal gusto nell’arredamento che nel menù.

Piatti della tradizione veneta con un menù stagionale che in alcuni casi vengono rivisitati con esiti notevoli, ottima anche la carta dei vini.

Padova è una città assolutamente da approfondire, ma anche con poche ore a disposizione ci si rende subito conto della piacevolezza che ha come meta da vivere lentamente e nella quale ritrovarsi. D’altronde, come scrisse Italo Calvino, “La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.”

Valerio & Isabella