Pagine di memoria e libertà

Settantacinque anni fa, il 25 aprile, come tutti sappiamo l’Italia vide l’avvio dell’insurrezione che portò alla liberazione dal nazi-fascismo. A differenza di quanto avveniva sino all’anno scorso, questa Festa della Liberazione è stata diversa dalle altre. A causa delle misure di contenimento del virus non sono stati possibili raduni in piazza, cortei e concerti pubblici. Ma la celebrazione della Resistenza non si ferma e, con altre forme più “social”, anche il 2020 ha avuto le sue celebrazioni. Noi vogliamo ricordare questa data – pur passata da qualche settimana – partendo, come spesso facciamo, da un libro. Stampato per la prima volta nel 1955, “I miei sette figli” porta la firma di Alcide Cervi e racconta con grande pathos la vita e la morte dei sette figli dello stesso Alcide. I sette fratelli Cervi restano, nella memoria e nella storia partigiana, un simbolo di lotta e di integrità.

Come scrive Luciano Casali nell’introduzione alla nuova edizione stampata da Einaudi nel 2010, “La necessità di combattere contro il fascismo e contro il nazismo appare così come una scelta che nasce dalle piccole cose quotidiane, dalla vita di tutti i giorni dal contatto con la realtà di un mondo e di una cultura contadini che inducono alla via della Resistenza perché è una scelta naturale, spontanea, istintiva, che si “deve” fare”.

Il testo fu curato da Renato Nicolai che, oltre ai colloqui con Alcide, si avvalse anche di materiale raccolto, nel tempo, da Italo Calvino, che visitò più volte e lungamente casa Cervi. E come non ricordare la splendida poesia che Gianni Rorari dedicò alla loro memoria. 

Come nostra abitudine, del contenuto del libro non parleremo, limitandoci però a consigliarlo caldamente.

Alcune curiosità: dei sette fratelli fucilati scrisse anche Salvatore Quasimodo, il gruppo I Gang scrissero la bellissima canzone “La pianura dei sette fratelli”, ripresa poi dai Modena City Ramblers, così come anche Ivan Della Mea scrisse un brano su Alcide.

In ultimo vogliamo chiudere citando il grande lavoro di divulgazione e attivismo che Adelmo Cervi, figlio di Aldo (uno dei sette partigiani morti) ha compiuto negli anni. Classe 1943, Adelmo è instancabile e inossidabile presenza nelle manifestazioni in ricordo della lotta partigiana. Ha scritto un bel libro – anche questo consigliato – “Io conosco il tuo cuore – Storia di un padre partigiano raccontata da un figlio”.

Come sempre,

buona lettura!

Roberto Deiana

Foto di 4144132 da Pixabay