POTERE E IGNORANZA – MACBETH

No, noi non possiamo accettare che l’ignoranza divenga un vanto!
In passato era la conseguenza di una condizione sociale di subalternità, uno status da cui solo con enorme sforzo e volontà era possibile riscattarsi. 
Ma la società odierna è profondamente cambiata rispetto a quella raccontata dal libro Cuore di De Amicis o di cui Pasolini ha testimoniato il tramonto nelle sue opere.

Oggi vantarsi della propria ignoranza è diventato un fenomeno di costume, amplificato a dismisura dal web. E’ ormai sdoganata e utilizzata dal potere che, rimestando nei peggiori istinti animali da cui l’uomo non è esente, fa dell’ignoranza un vessillo.

E allora ecco che ritornano alla mente i versi del grande Faber: “Certo bisogna farne di strada (…) per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni…” (Fabrizio De Andrè – Nella mia ora di libertà – Storia di un impiegato).

E allora un dubbio ci assale: che la cultura possa diventare un’arma? Un’arma per combattere il potere? 

Cultura, potere, arma… queste parole ci risvegliano una suggestione drammaturgica. Il grande bardo Shakespeare utilizzò questi ingredienti per realizzare una delle sue opere più popolari: Macbeth.

In una Scozia in cui divinità pagane e fede cristiana si contendono le anime dei mortali, un uomo prode e valoroso sacrifica la propria umanità sulla strada della conquista del potere. Macbeth, complice la Lady sua consorte, si copre del sangue di nemici e amici pur di confermare passo dopo passo, nefandezza dopo nefandezza, quel potere che finirà per divorarlo. Un parassita che per il suo ascendente sull’uomo arriva a logorarlo.  Una sirena ammaliatrice per la quale troppo spesso viene smarrita la rotta dell’onestà e della solidarietà civile.

“…non riuscire più a capire che non esistono poteri buoni…”

Quanto sarebbe semplice, guardando il presente attraverso i versi di William Shakespeare, notare come la natura umana non muti nonostante la storia e il tempo. Sarebbe un gioco, quasi ironicamente amaro, assegnare le parti del dramma. Siate certi che, per il ruolo del protagonista, ci sarebbe una fila di candidati pronti a calarsi perfettamente nella parte! Ma noi giochiamo e, si sa, certi giochi sono pericolosi.

E così siamo certi che il potere, che aborre la conoscenza come un pericoloso strumento di destabilizzazione della propria forza, sarebbe pronto a usare le sue armi di scherno e grettezza per arrivare a neutralizzare il pericoloso testo teatrale, pur se scritto più di cinquecento anni fa. 

Sempre che si accorgano del pericolo!

Roberto Deiana