Ricordando Antonia Pozzi

In un momento in cui i venti di guerra internazionale soffiano forti, in cui in Italia una donna di 73 anni è in carcere in quanto “disobbediente”, non avremmo avuto difficoltà a trovare elementi su cui soffermarci a riflettere. Eppure, proprio grazie alla riflessione sull’oggi, alla necessità di urlare al mondo che un’altra realtà è possibile, pensiamo che ancora una volta la Poesia possa darci conforto, possa farsi arma per parlare con altro linguaggio alle nostre coscienze e alle nostre menti.

E allora oggi vogliamo ricordare una poetessa poco nota, morta giovanissima – aveva 26 anni – nel 1938.

Parliamo di Antonia Pozzi, nata a Milano nel 1912. Dotata di grande sensibilità, la poetessa visse con sempre maggior orrore i mutamenti politici dell’Italia degli anni ‘30 arrivando a scrivere, a proposito delle leggi razziali: “forse l’età delle parole è finita per sempre”.

Nel dicembre del 1938, dopo aver lasciato un biglietto di addio in cui confessava la propria disperazione mentale, si tolse la vita.

Ancora oggi la sua opera poetica mantiene tutta la freschezza e la forza della sua giovane autrice.

Vogliamo ricordare Antonia Pozzi, oltre che con una sua poesia intitolata Notturno invernale, anche con una profonda ed enigmatica frase:

«la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell’anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell’arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare».

La verità di queste ultime righe ci lascia disarmati e affamati di bellezza e arte, le uniche armi che vogliamo usare per sconfiggere la bruttura che ci circonda.

Roberto Deiana


Notturno invernale

Come una grazia cade
dal cielo il silenzio.
Ed io ti sento l’anima battere,
dietro il silenzio,
come un filo vivo di acque
dietro un velo di ghiaccio –
e il cuore mi trema,
come trema il viandante
quando il vento gli porta
attraverso la notte
l’eco d’un altro passo
che segue il suo cammino.
Fanciullo, fanciullo,
sopra il mio cammino,
che va per una landa senza ombre,sono i tuoi puri occhi
due miracolose corolle
sbocciate a lavarmi lo sguardo.
Fanciullo, noi siamo
in quest’ora divina
due rondini che s’incrociano
nell’infinito cielo,
prima di mettersi in rotta
per plaghe remote.
E domani saremo
soli
col nostro cuore
verso il nostro destino.
Ma ancora, nel profondo, tremerà
il palpito lontano delle ali sorelle
e si convertirà
in nuova ansia di volo.

(Gennaio 1931)

ANTONIA POZZI, Parole: diario di poesia (Milano, Mondadori, 1964).

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