Rovistando alla riscoperta di colori ed emozioni di Cagliari

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un interessantissimo articolo di Sergio Cagol dal titolo “Di overtourism, di diritti e di doveri” che vi invito a leggere. Le sue parole mi hanno fatto riflettere e così ho pensato di partire dal concetto di overtourism per l’articolo di questa settimana. Ho scelto di raccontarvi il porto di Cagliari e la passeggiata che lo costeggia. Voi direte: ma che c’entra con l’idea di turismo insostenibile? Beh, per la risposta dovrete attendere la fine.

Chi è di Cagliari o dintorni sa certamente che il porto è stato migliorato e reso fruibile con una bella passeggiata che collega Su Siccu all’area portuale. Potete attraversala a piedi, correndo o in bicicletta.

Io la trovo meravigliosa. Ed ecco come ve la propongo oggi.

Cosa portare

  • Acqua
  • Un libro
  • Qualcosa da sgranocchiare

Preparativi

  • Indossate scarpe comode e non sottostimate il vento!
  • Impostate il telefono in modalità aereo, così se dovesse venirvi la tentazione di guardare cosa è successo gli ultimi due minuti nel mondo dei social, avrete tempo di pensarci due minuti e combattere la tentazione.
  • Scegliete una giornata in cui avete due orette libere, possibilmente di mattina o primo pomeriggio in inverno o primavera. Una giornata infrasettimanale sarebbe perfetta, con il sole sarebbe il massimo!
  • Scegliete di fare questa esperienza da soli.

Descrizione

Raggiungete Su Siccu con mezzi di trasporto sostenibili e cominciate la vostra passeggiata in direzione porto. Non abbiate fretta. Avete tempo, avete bisogno di rilassarvi e di godere appieno dell’esperienza. Non sentitevi a disagio a non avere altro scopo se non quello di camminare e osservare.

Fermatevi tutte le volte che volete a guardare il panorama attorno a voi: l’acqua, le rocce, le persone, hanno colori e suoni da apprezzare. Combattete con l’istinto di prendere il telefono per scattare foto. Lo so che quello che vedete è bello, godetelo appieno guardandolo davvero. E poi, così avrete la scusa di ritornare una seconda volta. Se vi sedete, guardate di fronte a voi e semplicemente respirate, lentamente.

Superate il molo Ichnusa e la fontana e, raggiunto il porto, camminate finché non troverete una panchina che fa al caso vostro. Sedetevi, rilassatevi per qualche minuto e poi non vi resta altro che tirare fuori il libro e immergervi nel racconto. Ogni tanto alzate lo sguardo per realizzare quanto perfetta sia la combinazione di luoghi, relax e lettura. Prima di andare via pensate a una parola, un aggettivo, un concetto che possa esprimere ciò che sentite. Per me è stato leggerezza.

Se non vi piace proprio l’idea di leggere, cogliete l’occasione per un pranzo al sacco. Sempre lentamente, sempre senza utilizzare il telefono.

Consigli:

  • La prima volta non usate cuffie e non ascoltate musica.
  • Se avete poco tempo, potete saltare la passeggiata e recarvi direttamente al porto, sedervi, leggere e/o mangiare.

Se avete tempo, consiglio di ritornare indietro seguendo lo stesso tragitto. Vi sentirete più confidenti nel fermarvi e vivere lentamente.

Perché

Ci dimentichiamo di quanto importante sia dedicare del tempo a noi stessi e alla nostra terra, a ciò che viviamo ogni giorno. Proprio perché è quotidiano lo consideriamo ordinario. Esperienze semplici e scontate come queste ci aiutano a riscoprire e a ricaricare le batterie. A rallentare.

Ed è anche l’approccio necessario per un turismo sostenibile: per la comunità locale, per il turista, per l’ambiente e tutto ciò che di reale abbiamo e offriamo.

Cagliari, direte, non è una città che soffre di overtourism. Ciononostante ne ha tutte le potenzialità. Se noi, che offriamo il nostro territorio e decidiamo come presentarlo e proporlo, lo plasmiamo guardando a grandi città come Barcellona o Venezia con il solo scopo di vendere, perderemo presto l’opportunità di sperimentare queste sensazioni e di condividerle con altri. Possiamo guadagnare dal nostro territorio migliorandolo e crescendo, tenendo sempre a mente che sono le peculiarità che rendono un prodotto forte, non la standardizzazione.

Chiudiamo con una riflessione di Valerio:

“Non conta più vivere il luogo, conta solo raccontare.”
Da leggere e rileggere, Sergio Cagol ci parla di sostenibilità nel turismo: una parola troppo spesso usata a sproposito. Almeno quanto la parola esperienziale.
L’overtourism è una realtà pericolosa, nasce da diversi fattori ma uno su tutti probabilmente è la mancanza di progettazione della destinazione e di coordinazione per lo sviluppo sostenibile, per l’appunto, della destinazione. Sostenibile perché non deve impattare ed entrare in conflitto con la popolazione residente tutto l’anno.

Isabella Atzeni e Valerio Deidda