Rovistando tra storie di miniere e di minatori: Porto Flavia

Siamo nel Sud-Ovest della Sardegna, nella regione del Sulcis Iglesiente, terra di minerali, miniere e minatori. Ma non fatevi ingannare dal titolo di questo articolo. Porto Flavia non era e non è mai stata una miniera estrattiva. La storia di questo sito comincia nel 1922, quando la società belga La Vieille Montagne acquisisce la concessione per l’estrazione di piombo e zinco nelle tre miniere di Acquaresi, Montecani e Masua, creando un vero grande complesso minerario. Siamo in una fase storica in cui le concessioni sono in mano a società private che estraggono i minerali per poi spedirli nel Nord Europa.

Per essere più competitiva nel mercato, la società belga vuole abbattere i costi e i tempi di trasporto del minerale, così affida all’ingegnere minerario Cesare Vecelli, allora direttore della miniera di Masua, di ideare un sistema di trasporto differente. E così fece. Da questa necessità nasce Porto Flavia: galleria di carreggio e porto sospeso.

Ma prima di spiegarvi come funziona questo sito è necessario capire come fino ad allora venisse trasportato il minerale. Questo, dopo essere stato estratto, veniva mandato nelle laverie, in cui per lo più bambini dai 9 anni in su e donne separavano l’utile dallo scarto. Dopo questa fase, il minerale veniva spostato attraverso carri trainati da animali e raggiungeva la spiaggia più vicina e accessibile. Qui ad attendere c’erano i galanzieri, marinai dell’isola di San Pietro, che con i loro cesti di vimini carichi fino a 50 kg di materiale scaricavano il carro e caricavano le loro imbarcazioni a vela latina, le bilancelle. Queste barche una volta raggiunte le 10 tonnellate salpavano alla volta di Carloforte, in quel momento unico porto nel quale una nave potesse ormeggiare per poi raggiungere i porti europei. I galanzieri dovevano quindi scaricare il materiale dalle bilancelle e caricarlo poi nelle navi o nei magazzini. Tutto questo processo poteva durare un mese. In alcuni casi, come a Masua, la spiaggia fu attrezzata con binari collegati alle laverie e bracci meccanici spostavano le ceste dai vagoni alle bilancelle. I galanzieri dovevano comunque attraversare il mare per raggiungere il porto di San Pietro.

Tornando quindi alla società belga, ci risulta ora facile comprendere per quale ragione volesse cambiare questo sistema, o almeno implementarlo. L’ingegnere Vecelli pensa che il modo migliore fosse realizzare un porto in cui navi di grandi dimensioni potessero attraccare e che fosse collegato alle miniere. Studia la costa e arriva alla conclusione che l’unica possibilità sia un porto sospeso. Ma deve tenere conto di due importanti fattori: le correnti marine e i venti (il Maestrale in particolare) e la profondità del fondale marino. Gli viene incontro Pan di Zucchero, bellezza naturalistica nonché faraglione più alto del Mediterraneo con i suoi 133m di altezza che, con la sua imponente presenza, mitiga il mare nelle giornate di forte vento. Accertata anche la sufficiente profondità del mare, decide che quel punto del costone roccioso sarà l’inizio del suo capolavoro. A questo punto deve collegare il futuro porto alle tre miniere, che nel frattempo sono state messe in comunicazione tra di loro attraverso un sistema di carreggio. Progetta una galleria di 600m scavata nella roccia naturale dotata di binari sui quali passerà un trenino elettrico con 15-20 vagoni carichi di minerale. Al termine della galleria posiziona nove silos posti a scacchiera scavati direttamente nella roccia e alti 18m, i quali possono contenere in totale circa 10000 tonnellate di materiale. I silos sono collegati alla base a una seconda galleria di 100m che si affaccia sul mare e che è attraversata da un nastro trasportatore che termina con un braccio estraibile da agganciare direttamente alla nave ormeggiata. 


Nel 1924 Porto Flavia è terminato e operativo. Da quel momento in poi trenini carichi di piombo e zinco entrano nella galleria, raggiungono i silos dentro i quali svuotano i vagoni. Questi aprono le bocche a tramoggia dalle quali fuoriesce il minerale direttamente sul nastro trasportatore (seconda galleria) che lo spinge direttamente dentro la nave. In meno di una giornata questa è pronta a lasciare l’isola e raggiungere le fonderie del Nord Europa. L’invenzione dell’ingegnere non ha confronti, opera di ingegneria mineraria tra le più importanti al mondo. Lo stesso anno in cui terminano i lavori, nasce la primogenita di Cesare Vecelli, Flavia, il quale chiese di poter dare il nome di sua figlia alla sua opera appena compiuta. Così nasce Porto Flavia.

Ma la storia di questo sito non durerà quanto la storia delle miniere in Sardegna. L’ultima nave a salpare da Porto Flavia si registra il 31 maggio 1963. Abbandonato, dismesso e inutilizzato, sarà poi rivalorizzato a partire dagli anni 2000. Se non avete ancora avuto l’occasione di visitarlo, fatelo. Accompagnati da guide preparate e affezionate alla storia e al territorio del Sulcis Iglesiente potrete vivere l’esperienza di questo luogo unico nel suo genere.

Isabella Atzeni

Consigli di lettura: Breve storia delle miniere di Nebida Masua Montecani Acquaresi nella costa sud-occidentale della Sardegna. Di Luciano e Maria Rita Ottelli. Carlo Delfino editore.

Da guardare: video storico su Porto Flavia

Luoghi da visitare: Porto Flavia, Masua.