UN POETA CON LA CHITARRA

Quest’oggi vogliamo parlare di Russia. Nello specifico di musica russa.
E lo facciamo partendo da una pubblicazione, addirittura doppia, che l’editore Squilibri ha dedicato alla figura e alle canzoni di Bulat Okudzava.
Musicista non conosciutissimo in Italia, più popolare sicuramente per i suoi romanzi che per le bellissime melodie, Okudzava nacque a Mosca nel 1924 da padre georgiano e madre armena. Il padre morì fucilato nel ’37 come traditore, la madre fu internata per vent’anni nel Gulag. Ancora diciassettenne partì volontario in guerra. Ferito, poté provare sulla propria pelle l’orrore del sangue e della morte violenta.

Le sue canzoni parlano spesso di soldati e di guerra, ma non solo. Okudzava come pochi altri ha avuto la capacità di cantare l’Uomo, la dimensione quotidiana, l’istante di un determinato particolare che – attraverso la sua voce, diviene universale.
Un vero e proprio poeta in musica.

L’editore Squilibri, come dicevamo, ha dedicato due lavori – collegati tra loro – a questa importante personalità. Uno è un libro (curato da Giulia de Florio) “Bulat Okudzava – vita e destino di un poeta con la chitarra” in cui è presente un cd allegato con alcuni brani eseguiti da Okudzava: Il concerto al Premio Tenco del 1985 e la ripubblicazione di un nastro uscito in Italia nel 1965.
L’altro lavoro, premiato con la “Targa Tenco Interprete 2019”, è il cd “Nella corte dell’Arbat – le canzoni di Bulat Okudzava” di Alessio Lega. Lega reinterpreta in italiano venti brani di Okudzava riuscendo, grazie alle traduzioni di Giulia De Florio e dello stesso Lega e alla preziosa produzione artistica di Rocco Marchi, a restituire intatta la poesia e l’atmosfera delle canzoni pur in una lingua diversa dall’originale.

Lo diciamo subito: è una produzione discografica di grande impatto emotivo, poetica e sociale. Un vero e proprio canto alla vita. Alessio Lega è forse, oggi, uno dei pochissimi artisti in grado di realizzare un disco di tale livello. Cantautore, scrittore, intellettuale anarchico, è riuscito a imprimere forte la propria personalità pur rispettando – e al contempo valorizzando – la grandezza artistica di Okudzava. Un’impresa certamente non facile.

Ne scriviamo perché pensiamo sia una delle operazioni culturali più importanti, in ambito musicale, degli ultimi anni. Un modo per far conoscere un monumento della canzone russa sconosciuto ai più.

Roberto Deiana


Foto: Foto di Сергей Игнацевич da Pixabay