Immagini dal mondo

L’immagine che proponiamo oggi non ha nulla di spettacolare, non vuole creare stupore o colpire con scenari mozzafiato, non ha alcunché di umano e dimostra per l’ennesima volta che la guerra è solo una fuga codarda dai problemi della pace. 

Muath Amarneh è un fotoreporter palestinese di 35 anni, freelance che per lavoro si occupa di raccontare attraverso le immagini le zone teatro di guerra. Il lavoro dei fotoreporter di guerra è sempre molto rischioso e aumenta sempre di più nei luoghi dove l’odio di chi è coinvolto attivamente riconosce come armi altrettanto pericolose le centinaia di fotografie scattate ogni giorno nei luoghi di guerra. 

L’immagine di oggi è davvero dura, almeno quanto è dura la realtà e la vita delle decine di persone che vivono ogni giorno il dramma della guerra della quale, in percentuale variabile, siamo tutti responsabili. L’immagine di oggi racconta un fatto accaduto al fotoreporter Muath Amarneh, colpito da un proiettile di gomma all’occhio mentre si trovava al lavoro con la sua macchina fotografica, durante una manifestazione nata per protesta  contro le confische di terre dei villaggi da parte di Israele nel villaggio di Surif, vicino a Hebron.

Amarneh ha perso l’occhio. 

In tutta risposta, il portavoce dell’esercito israeliano ha spiegato che il colpo che ha ferito il freelance non è stato intenzionale: l’uomo non è stato preso di mira ma colpito per errore. In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Afp, Muath Amarneh ha raccontato che al momento del ferimento indossava un giubbotto antiproiettile che lo contraddistingueva come “stampa” e aveva un casco. 

“Improvvisamente ho sentito qualcosa colpire il mio occhio, ho pensato che fosse un proiettile di gomma o una pietra. Quando ho messo la mano sull’occhio non ho trovato nulla, era completamente sparito e non riuscivo a vedere” 

Il video che lo mostra mentre viene portato via con il sangue che esce dalla ferita è diventato virale, scatenando la solidarietà dei giornalisti di tutto il mondo arabo. Da qui è nata la solidarietà di fotografi e non che, con gli hashtag #MuathEye, #EyeofTruth e #MuathAmarneh, hanno postato foto con bende o mani sull’occhio, con un messaggio chiaro: la ferita di Amarneh è il simbolo di un lavoro per cui si rischia di morire affinché gli altri possano vedere e conoscere la verità.

Valerio Deidda